lunedì 2 luglio 2012

Abolizione Provincia, De Nisi lancia un appello alla mobilitazione: «Conseguenze disastrose per l'economia, l'occupazione e la lotta alla criminalità»


Lettera aperta del presidente dell'Amministrazione provinciale di Vibo Valentia, Francesco De Nisi, contro la soppressione delle piccole Province calabresi:
«L’abolizione delle piccole Province rappresenta una pietra tombale sulle prospettive di sviluppo e di autodeterminazione democratica dei territori più deboli, come quello Vibonese.
La cancellazione degli attuali confini provinciali, infatti, determinerà un salto indietro nel tempo di vent’anni, con una serie di conseguenze a cascata che comprometteranno i già precari equilibri sociali, economici e occupazionali.
Le conseguenze di questa scelta avranno una portata devastante soprattutto sulla qualità della vita. La città capoluogo tornerà a essere una paesone della lontana periferia catanzarese, con il contestuale crollo del mercato immobiliare e una contrazione disastrosa delle attività commerciali e ricettive. 
I principali servizi al cittadino saranno decentrati nel nuovo - anzi, vecchio - capoluogo di provincia, con enormi disagi per chiunque abbia l’esigenza di raggiungere un ufficio pubblico per normali adempimenti.
I presidi territoriali delle forze dell’ordine saranno soppressi e riorganizzati sulla base dei nuovi confini provinciali, allargando inevitabilmente le maglie di quella rete di sicurezza a protezione dei cittadini che soltanto la presenza costante dei tutori della legge può assicurare. In un territorio ad alta densità mafiosa, già condizionato da uno stillicidio quotidiano di estorsioni, attentati e intimidazioni, lo Stato decide dunque di arretrare, ripiegando su posizioni di retroguardia che renderanno la vita più facile alla criminalità organizzata.

In questo contesto di smantellamento selvaggio dei servizi al cittadino, sono decine gli uffici e le articolazioni della Pubblica amministrazione a rischio chiusura: Prefettura, Questura, Comandi provinciali dei Carabinieri, della Guardia di finanza, del Corpo forestale, dei Vigili del fuoco, Direzione provinciale del Tesoro, Ragioneria dello Stato, Agenzia delle entrate, Agenzia delle dogane, Agenzia del territorio, Direzione provinciale del lavoro, Camera di commercio, sezione locale di Confindustria, sedi provinciali dell’Inps e dell’Inail, Azienda sanitaria provinciale, Aci, Croce rossa, Ufficio scolastico, Ufficio provinciale delle Poste italiane, Motorizzazione civile.
Nonostante l’enorme rischio che il territorio vibonese sta correndo, sembra però non esserci nell’opinione pubblica una vera consapevolezza delle conseguenze che l’abolizione della Provincia di Vibo Valentia può innescare. Si preferisce, invece, assecondare apaticamente quel sentimento di anti-politica che ormai da tempo ha bollato le Province come enti inutili e fonte di sprechi. Difendere oggi questa istituzione è considerato da molti una difesa della casta, con buona pace dei valori costituzionali di rappresentatività democratica e decentramento amministrativo che questo ente esprime. 
Le Province, soprattutto quelle più piccole non coincidenti con grandi aree metropolitane, non andrebbero abolite, ma riformate, consentendo loro di poter svolgere in pieno le funzioni alle quali sono deputate. 
Invece, da molti anni ormai, assistiamo a un graduale depauperamento dei compiti che le leggi nazionali e regionali assegnano alle Amministrazioni provinciali, ridotte a occuparsi quasi esclusivamente di gestione della rete viaria ed edilizia scolastica, settori senza dubbio importanti, ma nei quali non si può esaurire il potenziale di un ente tarato, anche a livello occupazionale, per un impegno molto più ampio. 
Ciclo integrato e autonomo dei rifiuti, depurazione, gestione della risorse idriche, tutela dell’ambiente, sicurezza del territorio, protezione civile: le Province dovrebbero poter svolgere pienamente queste funzioni, senza ostruzionismi più o meno velati, che spesso si concretizzano nell’affidamento formale di questi compiti ma senza l’assegnazione delle risorse necessarie. 
Intanto, è tutto un fiorire di Autorità, Enti strumentali, società a partecipazione pubblica, che macinano miliardi di euro e costosissime poltrone per funzioni che potrebbero e dovrebbero essere svolte dalle Province.
Invece di agire in questo senso, eliminando gli sprechi veri e ottimizzando il sistema esistente, Parlamento e Governo si preparano a dare in pasto all’opinione pubblica una manciata di piccole Province (in Calabria quelle di Vibo Valentia e Crotone), raccogliendo l’assist lanciato dall’Unione Province Italiane, che recentemente si è espressa a favore dell’accorpamento dei territori che non rispettano precisi requisiti dimensionali, sia in termini di popolazione che in riferimento all’estensione. 
L’Upi, dunque, nella prospettiva di salvare almeno le Province più grandi e potenti, non ci ha pensato due volte a usare l’autonomia del nostro territorio come dazio da pagare, passando repentinamente da una lodevole battaglia di principio, che avversava senza riserve l’abolizione delle Province, a un più prosaico mors tua vita mea
Un atteggiamento che non possiamo accettare supinamente. La politica, i sindacati, le associazioni di categoria, le istituzioni locali, ma soprattutto i cittadini, dovrebbero far sentire la propria voce, quantomeno per affermare che non ci stanno a fare da agnelli sacrificali sull’altare di un taglio fittizio dei costi, che comporterà invece un prezzo altissimo, anche in termini squisitamente economici: basti pensare alla contrazione che il Pil subirà nei territori condannati a veder cancellati i propri confini provinciali.
Ecco perché lanciamo un accorato appello a tutte le forze sane della società civile, al presidente della Regione, ai parlamentari e ai consiglieri regionali calabresi, perché ci aiutino a contrastare l’apatia e la rassegnazione che sembra caratterizzare questo cruciale passaggio, affinché chi è chiamato a trasformare in legge questo infausto progetto avverta l’opposizione e il dissenso di tutti noi».
edg

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